dalla
chat
Attilio:
Buongiorno a tutti e grazie a coloro che
ieri sono intervenuti all' incontro su padre
Pino Puglisi. L'eccezionale caratura dei
relatori ci ha fatto scoprire nella sua
profonda essenza l uomo e il sacerdote
Puglisi. Oggettivamente nessuno
nell’auditorio ne conosceva la profondità
morale, umana, spirituale, né la totale
dedizione all' impegno assunto verso la
Chiesa ed i suoi parrocchiani. Impegno che
gli ha fatto scientemente affrontare la
complessità e la rischiosità del suo lavoro.
Abbiamo lentamente compreso, ammirato ed
amato quell’uomo, lasciato solo, senza
l’appoggio delle Istituzioni, a lottare per
il bene di tutti. E dicendo di tutti non si
intendono i giovani e coloro che coinvolgeva
nella sua missione pastorale, ma di tutta la
società alla quale donava dei giovani
strappandoli dalle grinfie della mafia che
ne avrebbe fatto adepti e "picciotti" pronti
a prevaricare. Grazie quindi al presidente
dell’associazione ex alunni Leonardo da
Vinci il notaio Zimbone che, come sempre, ha
saputo coinvolgere relatori di elevatissima
qualità ed a loro per averci raccontato la
storia di un "Uomo" che ha saputo dire no
alla violenza, alla illegalità, alla
prevaricazione, ed in questo sta il forte
collegamento con Sant' Agata: entrambi
martirizzati per aver creduto nel diritto di
non sottostare alla protervia ed alla
cattiveria dei violenti. Si ringraziano, per
il loro prezioso contributo verbale il
cardinale Romeo, gli arcivescovi Gristina e
Renna, il prof don Torcivia, il sindaco avv
Trantino, il magistrato dott Scarpinato
Carlo
Zimbone: Analisi perfetta caro
Attilio, grazie a te e all’Arcivescovo per
avere inserito questo nostro incontro nel
programma della Festa della nostra Santa
Patrona.
il Magistrato intervenuto non è’ stato
Scarpinato, ma Nunzio Sarpietro.
Ieri tutti i nostri relatori sono stati
concordi nel dipingere la figura di Don Pino
Puglisi, non già come un prete antimafia, ma
come un prete che faceva il prete, non
limitandosi però alla preghiera e alla
contemplazione, come avrebbero voluto che
facesse i mafiosi del quartiere Brancaccio,
ma che svolgeva anche una intensa attività
sociale, coinvolgendo anche l’altra Palermo,
quella dei quartieri bene, per aiutare i
ragazzi del quartiere Brancaccio a far
conoscere altre realtà e dimensioni di vita
diverse da quelle della mafia. |