60 anni dalla Maturità
luglio 1956 - luglio 2016

Caro fratel Lanfranco,
come promesso, le accludo 5 elementi (4 foto ed un testo) relativi alla riunione del luglio scorso con la quale abbiamo festeggiato i sessant'anni dalla maturità al Leonardo da Vinci di Catania nel lontano luglio del 1956.
Ci siamo riuniti mantenendo una prassi, ormai in vita da parecchi anni, sia pure con qualche inevitabile defezione dovuta alla vita, alla distanza della residenza dal luogo di incontro o a condizioni di salute.
Come si vede nella foto di gruppo allegata, eravamo in 13 compagni di scuola, che possono essere indicati come segue:
nella 1ª fila in basso da sinistra verso destra: Martinez, Pavone,Licciardello, Santangelo nella 2ª fila, sempre da sinistra, Pescatori e Nicotra nella 3ª fila in alto, sempre da sinistra,: Esposito, Fortuna, Del Campo, Matera, Torre e Zanghì Le altre 2 foto rappresentano il discorso conclusivo di Mario Licciardello (in giacca azzurra) e la lettura della poesia di rito, da parte mia (in camicia celeste) l'ultima foto, infine, rappresenta la torta con le 2 date fatidiche.
Il testo allegato in Word è la consueta poesia di Franco Del Campo che ricorda la vita da studenti passati al Leonardo e si conclude con una bella prosa di poche righe.
Mi auguro che il materiale sia  adeguato  per potere essere inserito nel sito da Lei curato ma, per ogni evenienza, rimango a completa disposizione.
La ringrazio sin sin d'ora a nome di tutta la classe e le porgo i miei più cordiali saluti di rito con:
Viva Gesù nei nostri cuori! Sempre!

Claudio Zanghì




 


 

Nel sessantennio della maturità classica

Or son sessant’anni ci siam licenziati
E dal Leonardo siam tutti sciamati.

Ed or, grazie a Claudio, siam  qui riuniti
Già prima di esser rincoglioniti.

Dal nord, dal centro , dal meridione
Chi manca all’appello è un vero fellone.

Amen di ragione davvero fondata
che renda l'assenza giustificata

Adesso che ancor  per un po’ ragioniamo
Il nostro passato insiem ricordiamo.

Che gran nostalgia dei banchi di scuola
Che al solo pensarlo ci manca parola.

Ma il grande rimpianto del tempo che fu
Non tanto è dei banchi ma di gioventù.

Fratel Tancredi e fratel Paolino
Ci preser per mano nel lungo cammino.

Per quelli che vengono da sezione “A”
Fratel Romano nei cuori ci sta.

Con grande entusiasmo e complicità
Ci insegnò ad amare la classicità.

Fratel Serafino ci sta pure lì
per quelli che vengono da sezione “B”.

Che gran professori d’aver ci fu dato
E primo fra tutti fratel Teodato

Il qual ci insegnò con gran maestria
Non solo la storia  ma filosofia.

Fratel Ugolino ,Remigio e “ Crispello”
Ci  fecer trascorrer il tempo più bello.

Oreste e Publio alla direzione
E Ciccio , il portiere, a far da piantone.

 Vito Librando “e vero”diceva,
ma storia dell’arte assai ne sapeva

Fratel Liberio all’economato
Facea pagare un conto salato.

Fratelli Augusto e Laurentino
del bel disegno ci dieder pochino

Ma nel nostro affetto un posto pur c’è
Pel poco sobrio professor Patanè.

E ben ricordiamo Michele La Rosa
C'amar ci fecer poesia e prosa.

E chi non ricorda Fratel Natalino
Che con i numeri faceva casino?

Anastasi, Arcidiacono  ed altri “borghesi”
In nostra memoria rimangono accesi.

E non ci scordiamo il professor Bianca
Il grande vegliardo dalla voce stanca.

E quando audizione di radiopartita
Dalla direzione non fu consentita

Noi scioperammo per fiera protesta
Dell’elmo di Scipio cingemmo la testa.

Ciò al Leonardo mai s'era avverato
e chi fè diniego rimase fregato.

Montalto e Pagano ci fecer palestra,
coi ginnici saggi di scuola maestra.

E  Timmonieri, vegliardo d’acciaio,
di schermidori ne fece un migliaio.

Le premiazioni , medaglie  e decori Frammisti coi canti di lirici cori;

che gran carnevale quell’anno c’è stato
con le “piritere” che davano fiato,

e poi lanciavamo felici e contenti
nei posti opportuni le fial puzzolenti.

Partite di calcio , che grande passione,
con nostre due squadre  lanciate in tenzone;

e ci ricordiamo di avere tifato
con questo slogan a gran voce gridato:

“olio , petrolio e acqua minerale
per battere l’olimpica ci vuol la nazionale”!

I canti in chiesa , che grande armonia,
mentre celebrava padre Rosolia.

Il cine-teatro che grande allegria
con il proiettore in semi avaria

cui armeggiava con piglio serio
lo stesso economo Fratel Liberio

Infine volgiamo commosso saluto
ai cari compagni che ci han preceduto.

Che nei nostri cuori son sempre presenti
E a sol nominarli scattiam sull’attenti.

Ed or di memorie ne abbiamo abbastanza
E col sessantennio chiudiamo la danza.

Ed a rivederci tra altri dieci anni,
coi previ scongiuri de li catananni.

Con ferma intenzione
Che abbiamo sin d’ora

Di non farci pria fotter
Da quella “Signora”.

All'uopo saremo ancora più accorti: vediamoci spesso e “tinemuni forti”                                       

Franco Del Campo

Queste mie modeste rime sono una rievocazione sentimentale in versione buonista degli anni e delle persone che hanno accompagnato il nostro percorso scolastico. Il filtro dei sessant'anni trascorsi ha fatto svanire gli inevitabili episodi negativi: le ansie per le interrogazioni, i brutti o scarsi voti talvolta immeritati; le “timpulate” subite dai superiori, le punizioni, gli antagonismi, i protagonismi, le partite di calcio perdute, i premi sperati non ricevuti, le messe domenicali obbligatorie. Ma tutto ciò ci ha aiutato a crescere e a diventare adulti; e, comunque quello che di positivo o negativo c'è stato, ha rappresentato il periodo irripetibile che è stata la nostra gioventù trascorsa insieme.