Fratel  ARNOLDO   
(Nicolas-Jules Rèche) (1838 - 1890)

Profilo Biografico:
1838 -             Nasce il 10 settembre a Landroff (FRANCIA) da una famiglia di modesti artigiani.
1863 -             Entra al Noviziato di Thionville
1864 -             Inizia a fare scuola a Reims
1870-71 -        Guerra franco-prussiana, con occupazione della Lorena.
1871 -             Emette la Professione Perpetua
1877 -             E’ nominato Direttore del Noviziato di Thillois  (provincia di Reims)
1885 -             Il Noviziato è trasferito nella periferia di Reims
1890 -             Muore il 23 ottobre, all’età di 52 anni.
1987 -             E’ dichiarato Beato da Giovanni Paolo II

Festa liturgica:   23 ottobre

 

Jules Rèche nasce a Landroff, modesto villaggio della diocesi di Metz nel 1838.
Primogenito di una modesta famiglia di nove figli, dopo la scuola elementare comincia subito a lavorare per contribuire al sostegno dei suoi: diventa successivamente aiutante di fattoria, cocchiere, lavoratore agricolo e conducente di carri. A 21 anni, chiede di lavorare come muratore nella costruzione della nuova chiesa di Charleville; la domenica frequenta l'oratorio, diretto dai Fratelli delle Scuole Cristiane. Ormai è un giovane di 24 anni. Una domenica pomeriggio si accosta al Direttore dei Fratelli e chiede di poter far parte della istituzione. Così il giovane Rèche a 24 anni entra al Noviziato: d'ora innanzi porterà il nome di Fratel Arnoldo, col quale onorerà la sua famiglia e l'Istituto dei Fratelli. Qui si definiscono i tratti dell'uomo di preghiera intensa e di penitenza, secondo l'esempio del Fondatore La Salle. Austero con se stesso, sarà invece caldo e accogliente verso i suoi, compagno gioioso e simpatico per i Fratelli. Dopo il Noviziato viene inviato al Collegio san Giuseppe di Reims, dove insegna e durante la guerra di Prussia (1870) assiste e aiuta i feriti di guerra. Porta a termine la sua preparazione professionale e diviene anche un eccellente insegnante di agricoltura. Confratelli ed ex-alunni sono unanimi nell'attestare la sua «preparazione e la totale dedizione». Ma è soprattutto un «incomparabile catechista», fornito di una notevole conoscenza della Sacra Scrittura e degli scrittori di teologia e spiritualità.

Inviato a Thillois, viene nominato a 39 anni Direttore dei Novizi: compito al quale attenderà per il resto della sua vita. Vero esempio di virtù, è stimato un ottimo formatore: impegna le giovani vocazioni a mettere alla base della loro vita spirituale lo spirito di fede; ad alimentarla con la lettura della Sacra Scrittura, con la meditazione e la preghiera liturgica, che ha il suo culmine nella celebrazione eucaristica. Dirige con profitto i ritiri di 20 a 30 giorni per i Fratelli dai 20 ai 28 anni. L'autorità morale che gli conferisce l'irradiamento delle virtù che egli pratica per primo danno un peso decisivo ai suoi insegnamenti.

Nell'autunno del 1888, Fratel Arnoldo cade malato. Aggravatosi torna al Signore il 23 ottobre 1890 all'età di 52 anni. Si diffonde subito la fama della sua santità e, come tale, viene invocato tanto a Reims, dove ha lavorato, che nella Lorena, sua provincia natale. La sua santità è consistita nell'esempio di un'esistenza ordinaria nella quotidianità, straordinaria nell'esempio; esistenza donata a Dio in una comunione continua e donata al prossimo in uno zelo senza limiti: fedelmente docile all'azione dello Spirito Santo, «che dà forza al cuore dell'uomo».

AUTORITA’  E  DIDATTICA

La prima istituzione alla quale Fratel Arnoldo fu destinato fu quella del collegio di Reims, fondato 15 anni prima. Non gli poteva capitare una sede migliore: vivere all’ombra della celebre cattedrale e sentirsi sotto la protezione di S. Giovanni Battista de La Salle che qui ebbe i natali e qui maturò la fondazione del suo Istituto.

Fratel Arnoldo con tutto l’entusiasmo dei suoi 27 anni e lo zelo dell’apostolo alle prime armi, inizia il suo lavoro scolastico constatando, giorno dopo giorno, i chiari suoi progressi nell’arte di insegnare, con gli alunni che lo apprezzavano enormemente, perché nessun argomento veniva accantonato senza che tutti l’avessero perfettamente capito.

Ma…  Ma l’ordine e la disciplina scolastica non erano il suo forte. Per cui, con strana dicotomia, la sua pedagogia non andava di pari passo con la sua didattica: in difficoltà l’una, positiva l’altra. Ed ecco allora che gli alunni più arditi abusavano della sua pazienza, facendolo soffrire enormemente. Sembra che essi godessero della velata complicità di un Confratello che, al confidenziale racconto delle loro marachelle, rispondeva con un vago e professionale rimprovero mentre le sue labbra si atteggiavano ad un sorriso che aveva dell’approvazione e dell’incoraggiamento a continuare.

Questa sofferenza Fratel Arnoldo se la tenne sempre chiusa dentro. Solo una volta vi accennò, quando, guardando dall’alto di una mansarda del collegio, dopo aver detto ad un gruppo di Confratelli: “Guardate laggiù, che panorama di croci: sui campanili, sulle chiese, sui conventi, sulle cappelle; sono dappertutto”, si lasciò sfuggire con un velato groppo in gola: ”Anch’io in classe ho la mia croce; ma debbo portarla senza lamentarmi”. Tuttavia, se si esclude un noioso e incontrollato chiacchierio, bisogna dire che nella sua classe non si verificarono disordini gravi, insolenze o ribellioni. E’ da notare, invece, che quei ragazzi, una volta divenuti adulti, ricorderanno la loro indisciplina e la pazienza del loro insegnante, l’una con rincrescimento e l’altra con ammirata venerazione. “Non abbiamo avuto una giusta idea del nostro insegnante se non con il passar del tempo”, affermerà uno di essi che si fece Fratello e diventò poi una gloria di quel collegio.

Cosa ne pensava il Direttore? Lo stimava enormemente e si guardava bene dal rivolgergli un pur minimo richiamo; ma sorrideva parlando di lui, senza ironia o cattiveria: era un sorriso che significava comprensione, rispetto e venerazione.

IN  MEZZO  ALLA  BUFERA

Non appena nel luglio del 1870 la Francia scese in guerra contro la vicina Prussia, gli eventi confermarono subito la superiorità della macchina militare nemica. La superba facciata del 2° Impero Francese sarebbe crollata di lì a poco sotto i colpi delle truppe del prussiano generale Moltkes.

Qualche riflesso, purtroppo triste, interessò Fratel Arnoldo Rèches, che aveva 32 anni e assolveva la sua opera educativa nel collegio di Reims.

Dopo i primi scontri militari, l’armata francese del generale Mac Mahon, fatta più di lustrini che di soldati agguerriti, dovette ritirarsi dall’Alsazia per accamparsi in Reims a difesa della non lontana Parigi. Ma due giorni dopo, dovette trasportarsi più a Nord (nelle Ardenne), lasciando alle cure dei Fratelli di Reims i circa 200 feriti raccolti nel loro collegio, diventato per l’occasione ospedale militare. Due settimane dopo la città venne occupata dai prussiani e nel collegio dei Fratelli ai feriti francesi si aggiunsero quelli prussiani. Il recupero di un totale di ben 15.000 feriti terrà impegnati i 28 Fratelli del collegio per tutto il periodo della guerra.

La carità non guardò il colore della divisa militare, perché dove c’era il dolore essa portò aiuto e sollievo. D’altronde gli stessi degenti francesi e prussiani, nemici tra loro solo perché nati in territori differenti, appena le forze glielo permettevano, assistevano fianco a fianco alle funzioni liturgiche e si sorreggevano tra loro per andare a ricevere la Comunione.

Fratel Arnoldo si mostrò uno dei più zelanti “infermieri”, adoperandosi sia nei compiti ordinari che in quelli straordinari. Di sua iniziativa si offrì ad assistere i feriti sino a notte inoltrata; accompagnava i medici nelle visite del mattino, prendendo nota delle medicine da somministrare e delle cure da portare; curava le pulizie di quelli più impediti e faceva l’ultima toletta ai morti da seppellire. Si prese anche qualche libertà decisionale, perché godeva della fiducia di chi comandava. Si racconta che un soldato francese, che non era ferito soltanto nel corpo, non voleva assolutamente stare tra i feriti prussiani: Fratel Arnoldo se lo caricò sulle spalle e lo sistemò in uno stanzone accanto ai connazionali francesi. Questo gesto portò immenso sollievo al ferito, ma a lui un contagio di infezione che per fortuna non si rivelò mortale.

Quando la bufera finì, insieme ai ringraziamenti e riconoscimenti della città di Reims per il collegio dei Fratelli, furono attribuiti dalla “Società Internazionale degli Aiuti ai Feriti” tre decorazioni personali a chi si era maggiormente distinto nel campo assistenziale: una di queste andò a Fratel Arnoldo.

Egli ricorderà a lungo questa triste esperienza di lagrime e sangue.

Ne soffrì anche il suo spirito, perché dovette assistere impotente alla guerra fratricida che i francesi combatterono tra di loro sotto lo sguardo compiaciuto e cinico dei prussiani. La rabbiosa ira dei “Comunardi” francesi, pronipoti dei tristi “Sanculotti” del 1789, cominciò a sfogarsi contro la Religione e la Monarchia. Quei cannoni che ormai tacevano contro i prussiani, iniziarono a voltare le loro bocche di fuoco contro le rive della Senna, con il loro sordo rimbombo che giungeva sino a Reims. Per di più, alla conclusione del conflitto, la Francia dovette cedere alla Prussia, ormai diventata Reich (Impero Federale Germanico), le orientali regioni dell’Alsazia e della Lorena: cioè i territori dove si trovava Landroff, il paese natio di Fratel Arnould, a un centinaio di chilometri dalla funesta Sédan. “Prussiani! Eccoci diventati prussiani!”, si lamentavano i parenti di Fratel Arnoldo. Il quale, chiuso nella sua stanzetta del collegio di Reims, commiserava con lo strazio nel cuore il triste destino del suo paese natio: non era più territorio francese!

AGRONOMO  E  ZOOLOGO

Capitò che, durante la sua permanenza nel Collegio dei Reims, per tre anni Fratel Arnoldo si trovò ad essere soprannumerario: il che significa che non entrava nello staff degli insegnanti perché c’era abbondanza di Fratelli. Pertanto fu incaricato di attività collaterali. Una di queste fu un corso di preparazione per giovani che dovevano sostenere l’esame di ammissione alla Scuola di Arti e Mestieri.

Era un’attività del tutto nuova e nello stesso tempo impegnativa. Gli alunni erano dei giovani benestanti, che avevano fatto uso di questa scappatoia, peraltro legale, per sottrarsi agli ultimi anni di scuola e ad un anno di servizio militare. In questo originale impegno Fratel Arnoldo aggiunse un intento morale ed educativo: quello di ispirare l’amore della natura a giovani che potevano essere facilmente sedotti dalle chimere della città e del denaro; pertanto si addottrinò con il dovuto impegno sul programma e sul metodo da seguire. Pur godendo di una buona base tecnica per le sue origini contadine, tenne contatti con i suoi fratelli che invitò, ad esempio, a sperimentare la semina di un nuovo tipo di grano e di orzo. Il tutto venne poi studiato, confrontato e perfezionato con gli alunni in classe. Questa nuova attività gli fruttò una medaglia d’oro in un’esposizione agricola organizzata nella stessa città di Reims. Per la circostanza, ci fu la battuta agrodolce di un confratello che gli fece osservare: “Ma come, proprio tu che disprezzi gli onori sei andato a cercarti una medaglia!”. La risposta fu: “Ma la medaglia ha premiato Dio, non me; sono forse io che faccio crescere il grano?”.

Nel settore della zootecnia le sue lezioni non si fermavano all’imparaticcio basato solo sulle figure o sui disegni alla lavagna, perché Fratel Arnoldo si procurava ossa e organi di animali che esaminava di notte e poi sottoponeva allo studio degli alunni. Ed ecco puntuale la provocazione di un confratello: “Cosa dirai al Signore, quando ti chiederà conto delle ore notturne passate a studiare teste e zampe di cavalli?”. “Gli dirò, rispose Fratel Arnoldo: Signore, ho ammirato l’opera delle tue mani!”.

Il corso filò liscio e con profitto. Fratel Arnoldo, come al solito, si fece amare e stimare per la sua competenza e per lo zelo che profondeva nel suo lavoro, a tal punto che un giorno (stranamente, perché il chiacchierio nelle sue classi era un fatto conosciuto) il confratello dell’aula accanto fu sorpreso da un insolito silenzio tombale. Ne domandò poi spiegazione. Ed un alunno disse: “Fratel Arnoldo aveva ceduto al sonno e poiché sappiamo che per preparare le lezioni lavora di notte, ci siamo dato uno sguardo ed abbiamo deciso di lavorare senza svegliarlo”.   Bello!

Ma un giorno questi stessi giovani gli giocarono uno scherzo che per fortuna non ebbe conseguenze. Organizzarono una passeggiata pomeridiana nella non lontana tenuta agricola di uno di essi, ma fecero in maniera che il fattore si attardasse nel presentare piante e prodotti, ammaliando l’interesse di Fratel Arnoldo. La visita terminò quando l’ultimo trenino utile per il ritorno a Reims era partito: era ciò che volevano i giovani. E allora, ridendo sotto i baffi, proposero una cena casereccia e il ritorno a piedi. Giunsero alle porte del Collegio che erano le undici di sera. Al suono del campanello venne ad aprile il Direttore in persona, il quale, trovandosi di fronte i giovani e non vedendo il loro Insegnante, disse tra il serio e il faceto: “Vedo il gregge, ma non vedo il pastore!”. A questo punto il gruppo si aprì e apparve Fratel Arnoldo che, con il capo basso, aspettava la reprimenda del Superiore. Il quale, invece, essendo un uomo di buon senso, apprezzò il gesto dei giovani che si erano offerti per proteggere il loro insegnante e la remissività di Fratel Arnoldo. E chiuse la vicenda con un sorriso e con un rassicurante “Buona notte”.

COME   FRATE   FRANCESCO

Dalla classificazione delle specie vegetali al discernimento degli spiriti: in questo consistette il cambio di attività che Fratel Arnoldo dovette fare nel 1877, quando aveva 39 anni. Dai Superiori fu scelto per essere il Maestro dei novizi, carica molto importante in ogni Congregazione religiosa perché, se i nuovi virgulti sono sani, il futuro della Congregazione è assicurato.

La sede del noviziato, che nel passato era stata proprietà anche di un La Salle, consisteva in una vecchia bicocca, circondata da un piccolo parco abbandonato e inselvatichito, e stava a 6 Km. da Reims. La presenza di annose e incolte piante, il portone e lo scalone d’ingresso ricordavano il buon tempo passato; ma lo splendore della villetta nobiliare era presente solo nell’immaginazione. Qualche essenziale miglioria era stata apportata, ma troppo ancora bisognava fare. L’isolamento e la povertà erano dunque le caratteristiche della casa del noviziato di Thillois e ricordavano l’eremo di S. Damiano ove si ritirò S. Francesco o quello di Vaugirard (sede del primo noviziato) del La Salle. Ma, d’altronde, nei tempi passati tutte le case di noviziato sono state caratterizzate da povertà e indigenza.

In aggiunta a tutto ciò, Fratel Arnoldo e i suoi novizi rasentarono il limite della sopravvivenza, in quel freddissimo inverno del 1879. Sono di quei mesi gli aneddoti che riportiamo qui di seguito.

Alla fine di gennaio, il freddo pungente, la neve abbondante e le strade impraticabili per tre giorni consecutivi avevano impedito al fornaio di rifornire la Comunità delle indispensabili vivande. La mattina del quarto giorno Fratel Arnoldo fece il segno della croce sull’ultima pagnotta di pane ormai indurito e ne distribuì un po’ per uno ai suoi 30 novizi, da una parte temendo l’irreparabile e dall’altra fiducioso nell’aiuto del buon Dio. Qualche ora dopo l’emergenza terminò.

Quell’inverno solo la sala di riunione e nessun altro ambiente poté essere riscaldato alla meglio.

Ogni mattina, alle due di notte e con una temperatura che oscillava sui 20 gradi sottozero, mentre i novizi dormivano avvolti nelle insufficienti coperte, Fratel Arnoldo spalava la neve per rendere possibile l’accesso alla chiesetta, andava ad attingere acqua dal pozzo, suonava la sveglia e poi, solo soletto, si rifugiava in un angolo della chiesa aspettando l’inizio della preghiera comunitaria.

Un giorno, che il freddo penetrava fin nelle ossa, Fratel Arnoldo per riscaldarsi si mise a trotterellare tra gli alberi del boschetto, canticchiando un ritmico motivo sacro. Ad un suo cenno, i suoi discepoli ad uno ad uno gli si accodarono allegramente. Allora si poté assistere allo strano spettacolo di una lunga fila di tonache nere che, come una specie di drago cinese, si snodava tra gli alberi disegnando una specie di slalom.

Una sera Fratel Arnoldo, accompagnato da un novizio che gli faceva luce con una lampada, si inoltrò nel boschetto. Un secondo novizio doveva raggiungerli poco dopo, ma era intirizzito dal freddo e aveva i piedi gelati. Gli venne la felice idea di camminare mettendo i piedi sulle orme lasciate sulla neve dal Direttore: subito sentì in tutto il corpo un inaspettato tepore; passò la voce ad un confratello e il miracolo si ripeté. Alla stessa maniera, un giorno, nella lontana terra umbra, Frate Leone e Frate Ginepro avevano fatto con le orme di Frate Francesco.