SAN MUZIANO MARIA WIAAUX  1841 - 1917

1841 - Nasce il 20 marzo a Mellet (vicino Charleroi) - BELGIO - secondo di cinque figli. Il padre lavora in una sua officina di fabbro.

1856 - Entra nel Noviziato di Namur

1857 - Insegna a Chimay e Bruxelles

1859 - Entra come insegnante nel Collegio di Malonne, dove resterà sino alla morte.

1914 - Inizio della 1^ Guerra Mondiale. Nel mese di agosto il Collegio è occupato dai tedeschi.

1917 -  Muore il 17 gennaio, all’età di 76 anni.

1977 -  E’ dichiarato Beato da Paolo VI

1989 -  E’ dichiarato Santo da Giovanni Paolo II

 Festa liturgica:   30 gennaio

 

Luigi Giuseppe Wiaux, che sarà conosciuto sotto il nome di Fratel Muziano Maria, nasce a Mellet, in Belgio, il 20 marzo 1841. Suo padre è fabbro e la madre aggiunge ai lavori di casa la cura di un albergo.

Terminata la scuola elementare, Luigi Giuseppe entra come apprendista nell'officina del padre. Ma egli sente nel profondo della sua anima la chiamata di Dio a una vita più perfetta. La sua vocazione si chiarisce quando i Fratelli delle Scuole Cristiane aprono una scuola ad alcuni chilometri dal paese natale: fin dai suoi primi contatti con loro, egli sente che il suo posto è nella Congregazione di san Giovanni Battista de La Salle. All'età di 15 anni, il 7 aprile 1856, entra al noviziato di Namur. Il 10 luglio dello stesso anno riceve l'abito religioso e il nome che renderà glorioso: Fratel Muziano Maria.

Dopo aver insegnato un anno a Chimay e un altro anno a Bruxelles, si vede affidare la classe settima (corrispondente alla nostra prima media) nel grande collegio di Malonne. Dio permette che in questo incarico egli incontri serie difficoltà. Sei mesi più tardi il Consiglio di Comunità lo ritiene inadatto alla missione propria del Fratello delle Scuole Cristiane.

Ma Dio non abbandona il suo servo fedele. Grazie all'intervento di un confratello caritatevole e comprensivo, il Fratello Muziano è «salvato»... ma a che prezzo! Per più di cinquant'anni, egli rimane confinato in compiti subalterni: assistenze a corsi elementari di disegno e di musica, due discipline per cui egli non mostra particolari attitudini.

Questa fedeltà intransigente è la caratteristica di Fratel Muziano.

Una tale generosità nel dono di sé è resa possibile dal fatto che il Fratello Muziano vive in contatto permanente con Dio. La sua preghiera non conosce interruzioni. Fin dal mattino alle 4.30 egli è in ginocchio davanti al tabernacolo, poi davanti all'altare della Madonna. Nel corso della giornata la corona del rosario scorre tra le sue dita ogni volta che le occupazioni lo permettono.

Alla fine della vita potrà, in tutta umiltà a con la più viva gratitudine, esclamare: «Come si è felici quando si è, come me, sull'orlo della tomba e si è sempre avuta una grande devozione alla Madonna!». È l'ultimo messaggio della sua vita.

Nel novembre 1916 lo stato di salute del Fratello Muziano peggiora. Il medico prescrive 15 giorni di riposo. II duro inverno e le privazioni imposte dalla guerra ne rendono ancora più debole il fisico. Fratel Muziano sospende per obbedienza il suo lavoro, compiuto con fedeltà eroica per quasi 60 anni e torna al Signore il 30 gennaio 1917, nell'ora in cui suona la sveglia della Comunità. Obbedendo ancora una volta al suono della campana, egli va a riunirsi alla comunità celeste.

UN  GRANDE  COLLEGIO   (1859)

Quasi tutta la sua vita Fratel Muziano la passò nel celebre Collegio di Malonne (Belgio).

Vi entrò nel 1859 e vi morì nel 1917, rimanendovi ininterrottamente per 58 anni.

Per approdarvi, l’unico mezzo di comunicazione possibile a quei tempi era un tram che si fermava a 3 Km. dal Collegio; poi bisognava coprire la rimanente distanza a piedi, giungendo a destinazione quasi sempre sudati o gelati, secondo il capriccio della stagione. Fratel Muziano aveva 18 anni e certamente non ne risentì più di tanto, anche perché portava con sé, come da Regola, pochissimi effetti personali, racchiusi in un sacchetto di tela.

Il Collegio rimaneva dunque isolato. Il perché è facile da spiegare.

Prima dei Fratelli, e per ben 12 secoli, il plesso era stato il tranquillo asilo di una nutrita comunità di monaci e questi, si sa, amano la solitudine e la lontananza dai centri abitati. I Fratelli ne vennero in possesso nel 1841, dopo che quei monaci (Canonici di S. Agostino), espulsi e rientrati più volte, l’avevano definitivamente lasciato nel 1831. I Fratelli adattarono l’abbazia a collegio, aggiungendovi con il tempo altre strutture.

Ai tempi di Fratel Muziano, il plesso comprendeva una costruzione principale, che si snodava per 800 metri, un teatro, un museo, magazzini di approvvigionamento, una chiesa, una centrale termica, grandi spianate, cortili interni, parchi, aiuole e, per finire, l’abbraccio di 30 ettari di terreno coltivabile. Pare che all’epoca fosse il Collegio più vasto d’Europa.

I primi 5 Fratelli che ne varcarono le soglie nel 1841 iniziarono a fare scuola a poche decine di alunni. Dopo tre anni i Fratelli erano 16 e gli alunni 200. In seguito la curva della popolazione scolastica prenderà decisamente a salire, così che nel 1857, con uno slancio irresistibile dovuto alla qualità e serietà degli studi, gli alunni si erano più che quadruplicati.

Fratel Muziano vi giunse, quindi, quando il Collegio era in piena fioritura con i suoi 40 Fratelli, quando gli alunni che ne uscivano andavano ad arricchire le file degli industriali di grido, dei commercianti, degli ingegneri e degli uomini d’affari di tutto il Belgio.

La presentazione di Fratel Muziano alla Comunità avvenne in modo semplice e sommario. Nella riunione serale il Direttore lo presentò e, dopo il fraterno abbraccio di tutti, aggiunse semplicemente: “Lei, Fratel Muziano, farà la 4^ elementare”. Al Fratello parve di toccare il cielo con il dito per l’insperato incarico ricevuto: maestro in 4^ elementare, lui che non era proprio tagliato per l’insegnamento. Profuse nel suo insegnamento tutto l’entusiasmo e la buona volontà di cui era in possesso; ma ciò non gli valse a proteggergli le spalle, perché alla fine di quell’anno scolastico qualcosa cambierà e per un momento sentirà il mondo crollargli addosso.

UN AIUTO PROVVIDENZIALE  (1860)

Il primo anno di permanenza al Collegio di Malonne per poco non compromise la vocazione di Fratel Muziano.

Gli era stata affidato, a lui che aveva 18 anni, l’insegnamento in una 4^ elementare in quel prestigioso Collegio dove era proibito fallire; e invece per lui fu proprio così.

Egli aveva una bella intelligenza e un senno pratico, si coltivava e si preparava, ma all’atto pratico le sue giornate di scuola si rivelarono un completo fallimento.

I ragazzi più piccoli, è risaputo, nella loro incoscienza sono sadici nel farla “in barba al maestro” con piccole insolenze, risa e malignità; e se l’insegnante non è capace di tener testa a questi birichini, le sue giornate diventano un coacervo di umiliazioni e di sofferenze.

Alla fine dell’anno scolastico, il Direttore, che lo aveva seguito con molta attenzione, si sentì in obbligo, per il buon nome del Collegio, di sottoporre al parere dell’intera Comunità il caso: poiché caratteristica del Fratello è quella di fare scuola, se egli non vi riesce è bene non legarlo alla Congregazione: in altre parole, era bene che Fratel Muziano se ne tornasse alla casa paterna. Ed ecco l’intervento provvidenziale. Quando ormai i pareri si facevano unanimi, un saggio Fratello (corre l’obbligo citarne il nome: Fratel Maixentis), che da giovane aveva provato anche lui l’amarezza dell’insuccesso, si mise in piedi e disse senza mezzi termini: “Date a me Fratel Muziano. Con il tempo egli si farà”. La proposta fu accettata, perché egli godeva di un grande prestigio come insegnante di architettura, disegno e musica strumentale. Il suo intervento valse al Collegio un insegnante recuperato, alla Congregazione un santo e all’interessato un lavoro che non aveva mai sognato ma che, in fondo, gli avrebbe dato anche piccole soddisfazioni.

Sotto la guida del suo paterno ed esperto protettore, Fratel Muziano per ore e giorni si mise a schizzar paesaggi, a copiare dal vero, a delineare animali e piante. Non divenne un Frate Angelico, perché non era stato segnato dal tocco della grande arte, ma apprese quanto gli bastava per adempiere con decoro il nuovo incarico. Gli fu detto un giorno: “Lei insegnerà disegno”, ed egli obbedì, disegnò e fece disegnare per oltre 50 anni i suoi alunni. Ammirava senza invidia il prestigio di tanti suoi confratelli: di Fratel Massenzio perché era una colonna dell’Istituzione, di quell’altro perché era un rinomato matematico, di quell’altro ancora perché era un valente letterato, pittore o musico: lui si accontentò di insegnare sempre elementi di disegno a digiuni apprendisti. Non trionfò mai per eclatanti successi, ma in cuor suo ringraziò ogni giorno il buon Dio per non essere stato espulso dalla Congregazione e per essere rimasto Fratello delle Scuole Cristiane.

DISCEPOLO DELLE MUSE

Un istituto educativo si ramifica necessariamente in tante organizzazioni ed è necessario anche che vi sia chi si occupi di sorveglianza, di contabilità, di sanità, di elettricità, di meccanica e di musica: settori che appaiono di secondaria ma non trascurabile importanza.

Nel Collegio di Malonne, un bel giorno Fratel Maixentis disse a Fratel Muziano: “E’ necessario che lei si metta a suonare l’armonium”. Al salvatore della sua vocazione, che lui ormai considerava come un padre, un benefattore e una guida, Fratel Muziano non poté dire di no, anche se entrare nel mondo della musica era per lui l’ultima delle cose a cui potesse pensare. Gli fu dato un armonium (oggi considerata una reliquia) e, seduto davanti ad esso, si mise a digitare sulla tastiera con una tenacia ammirevole per un autodidatta. Quando fu ritenuto “abile”, gli furono affidati come discepoli i principianti dell’Istituto Magistrale e lui portò avanti questo incarico fino alla morte. “Ora deve imparare a suonare l’organo” gli disse ancora Fratel Maixentis, forse sperando di trovarsi un sostituto in quello strumento che lui suonava in maniera egregia. L’obbediente Fratel Muziano obbedì, anche se per prendere le lezioni (questa volta non bastava essere autodidatta) dovette recarsi ad orari fissi fuori del Collegio. Le cronache riferiscono che in questo strumento non riuscì a sfondare, perché l’uso della pedaliera risultava per lui un ostacolo insormontabile. E dovette lasciar perdere. Però più di una volta successe che nella grande chiesa del Collegio, quando stava per iniziare una funzione liturgica con il coro schierato accanto all’organo, mancasse all’appello proprio l’organista Fratel Maixentis. Che fare? Mentre cominciavano a serpeggiare sospiri e impazienze, un cantore lasciava la cantoria e, girando lo sguardo tra i banchi della Chiesa, scorgeva Fratel Muziano. “Fratello, non c’è nessuno all’organo. Venga lei”. E ogni volta Fratel Muziano alzava gli occhi e acconsentiva con un gesto della testa. I rudimenti nel suonare l’organo da lui appresi a scuola avevano salvato la funzione liturgica.

Quello che stiamo dicendo sa di favola, ma è pura verità. Fratel Muziano dovette applicarsi, dietro gli ordini benevoli e convincenti di Fratel Maixentis, oltre che all’armonium e all’organo, anche al flauto, al pianoforte, al corno e al contrabbasso. E poiché ogni anno nel Collegio di Malonne si dava una festa che aveva il suo clou in un concerto strumentale aperto al pubblico, era piacevole notare tra le giacchette nere degli alunni concertisti anche il nero abito talare di Fratel Muziano che imbracciava il suo bravo contrabbasso con l’aria raccolta di chi pensa a lodare Dio. Ed era il più attraente degli orchestrali ma anche il più commovente, per la sua mitezza, semplicità e tenacia, nonché per la sua non trascurabile competenza.

NEI  SECOLI  FEDELE

Non visse un secolo Fratel Muziano, ma la sua fedeltà agli impegni assunti non subì incrinature. “Lei insegnerà musica; pertanto ogni giorno, dalle 9 alle10, farà i necessari esercizi sull’armonium”, gli disse Fratel Maixentis. Nel 1915, quando aveva 75 anni, Fratel Muziano andava ancora alla stessa ora ad esercitarsi sul medesimo fatiscente strumento. La cosa fu riferita a Fratel Maixentis che, battendosi la mano in fronte, esclamò: “Ah, l’orario che gli detti nel 1860!”. E scoppiò in lagrime.

Questo aneddoto è emblematico per capire il senso di fedeltà che animava Fratel Muziano.

Era adolescente ancora, quando il padre, in mancanza di scuole superiori nel paese natio e nei dintorni, gli disse: “Figlio mio, tu farai il fabbro: ecco gli strumenti del tuo lavoro”. E il futuro Fratel Muziano fece il fabbro, finché la voce del Signore lo chiamò a farsi Fratello.

Il Direttore lo incaricò, fin dai primi anni della sua permanenza nel collegio di Malonne, di trovarsi in cortile per la vigilanza agli alunni negli intervalli dei concerti e in determinate ore del giorno. Ebbene, nei giorni e nelle ore indicate, Fratel Muziano, con una fedeltà che nessuno si sarebbe mai immaginato, stazionava al posto più strategico del cortile, anche quando la tramontana intirizziva le membra e la neve gelava il viso. Talché uno che fosse tornato al Collegio di Malonne dopo anni di assenza avrebbe creduto che lì le cose si fossero cristallizzate.

Lo stesso Direttore gli ordinò di suonare la sveglia dei Fratelli ogni mattina alle 4.30. Ebbene, solo due giorni prima della morte, Fratel Muziano, ormai malandato, fu sollevato da questo incarico e solo allora gli 80 Fratelli che componevano la Comunità si resero conto della fedeltà del santo Fratello all’impegno assunto.

A lui si poteva chiedere qualunque cosa, sicuri di non dover ripetere la richiesta, perché il suo sì era una garanzia di fedeltà.

Appena abborracciò un po’ di competenza musicale, il buon Fratel Maixentis gli affidò gli alunni apprendisti in strumenti musicali. Fratel Muziano, che non era un genio in quest’arte, non abbandonò mai questo incarico, pur sapendo che esso gli avrebbe dato il massimo della noia e il minimo della gioia, perché di fanciulli precoci come Mozart ne nascono uno ogni mille anni. Ciononostante, tutti erano contenti di lui e all’inizio di ogni anno scolastico si sentiva bisbigliare tra i genitori : “Meno male; anche quest’anno insegna Fratel Muziano”.

Fratel Maixentis e Fratel Muziano: due religiosi degni l’uno dell’altro. Il maestro si muoveva in piena luce: era un eccellente architetto e musico, disegnò gli ampliamenti del Collegio, progettò chiese e scuole in tutto il Belgio, compose musiche e organizzò concerti. Fratel Muziano, invece, viveva nell’ombra, rispettoso e obbediente. Affascinati l’uno dell’altro, avevano creato un sodalizio in cui l’uno era complemento dell’altro e vissero in simbiosi spirituale per 58 anni, lasciando insieme la scena di questo mondo. Quando, infatti, Fratel Maixentis andò a dare l’estremo saluto a Fratel Muziano composto nella sua bara, credendosi solo esclamò: “Fratel Muziano, mio dolce amico, prendimi con te”. Fu esaudito, perché qualche istante dopo si accasciò al suolo e il giorno dopo morì all’età di 89 anni: con gli stessi sentimenti di fede, con lo stesso desiderio di eternità del più fedele dei discepoli, che, fino all’ultimo giorno della sua vita, aveva osservato per filo e per segno quanto lui gli aveva prescritto.

MIRACOLATO  DA  UN  CONCITTADINO  (1953)

Era nato a Namur (Belgio), ma era vissuto tanti anni a Malonne il sig. Giorgio Tribaut. Aveva 55 anni quando (siamo nel 1946) nella parte interna superiore della gamba destra apparve un’ulcera particolarmente insidiosa. Dopo anni di cure, l’ulcera era scomparsa, ma riapparve poco dopo, e in maniera devastante, nella zona del tallone, non permettendo allo sfortunato Tribaut di calzare la scarpa e di camminare. Dopo altri 9 mesi di cure e sofferenze inutili, il malato si decise di ricorrere al Cielo. Nel pieno della notte del 19 gennaio 1953, che ormai si preannunciava insonne come tante altre, il sig. Tribaut fece alla moglie questo disarmante sillogismo: “Siccome Fratel Muziano guarisce chi l’invoca, guarirà anche me. Da domani mi recherò ogni giorno sulla sua tomba”. E tolse dalla piaga fasce e pomate, mettendo al loro posto una reliquia del santo Fratello. Fattosi giorno, mentre moglie e figli recitavano le preghiera della novena, il malato calza la scarpa destra tagliandone la parte posteriore e, appoggiandosi ad un bastone, a piedi va a prendere il bus che conduceva a Malonne, facendo ben attenzione a non poggiare mai a terra il calcagno del piede destro. Giunto a destinazione, si siede accanto alla tomba, stende la gamba malata e dice mentalmente ma con tanta fiducia: “Caro Fratel Muziano, so che hai guarito tanta gente: ebbene devi guarire anche me, che sono stato per tanti anni tuo concittadino”. In quel preciso momento, mentre i suoi occhi erano ancora posati sulla effigie di Fratel Muziano, gli parve di sentire un SI da parte del Servo di Dio. Con tutte e due le mani sollevò la gamba, piegò il ginocchio e timidamente poggiò a terra la punta del piede destro; poi, tenendo il fiato sospeso, poggiò a terra anche il tallone. Un pianto dirotto accompagnò questo gesto, perché il dolore era scomparso. Per persuadere se stesso che non stesse sognando, ripeté per almeno 50 volte gli stessi movimenti, mentre alle lagrime che gli rigavano il viso si aggiungevano preghiere di lode e di ringraziamento. Dopo un’ora e mezza lasciò il sepolcro di Fratel Muziano e riprese la via del ritorno. Fece cinque chilometri camminando speditamente senza bastone e posando regolarmente il piede a terra senza alcun impedimento: avvertiva solo un piccolo dolore nella zona dell’ulcera scomparsa. Per tre giorni ancora tornò al sepolcro di Fratel Muziano. La notte che seguì, per assicurarsi dell’avvenuta guarigione, con tutte e due le mani si mise a premere violentemente e con insistenza sulla zona del tallone: non avvertì nessun dolore. Era completamente guarito.

Il signor Giorgio Tribaut morrà nel 1970 a 79 anni per insufficienza cardiaca e renale. L’ulcera guarita miracolosamente da Fratel Muziano nel 1953 non era più ricomparsa e non aveva lasciato nessuna traccia di sé.

IL SEPOLCRO DI FR. MUZIANO

Nelle prime ore di quel gelido 31 gennaio 1917, la salma di Fratel Muziano, dopo le esequie religiose, fu portata alla sepoltura, accompagnata soltanto dai parenti più stretti, dai confratelli e dai pochi alunni presenti nel Collegio di Malonne dove egli era morto: tutto ciò, a causa dei tristi tempi di una guerra che non finiva mai.

Il corteo attraversò per primo il grande cortile interno. Ai suoi margini stazionavano dei soldati, nel loro turno di guardia. Facevano parte dei 3000 tedeschi che, dopo aver invaso il Belgio, avevano requisito quasi tutto il Collegio per farne una caserma e un ospedale. Dritti e gravi nelle loro abbottonatissime uniformi grigie e attratti dall’insolito rintocco delle campane, osservavano il mesto corteo più incuriositi che interessati, abituati com’erano alla vista di commilitoni e cittadini stroncati dalla furia della guerra. La bara fu fatta calare nella tomba dei Fratelli nel cimitero di Malonne e vi fu posta sopra la semplice indicazione: “Fratel Muziano Maria / Luigi Giuseppe Wiaux / Morto il 31 gennaio 1917”.

In questo modesto sepolcro Fratel Muziano dormirà il sonno della pace fino al 1926 (per soli 9 anni) allorché, avviata con felice esito la causa di beatificazione, fu necessario riesumarne il corpo per le prescritte ricognizioni. I Superiori della Congregazione colsero l’occasione per strappare alla terra comune i resti del venerato Fratello e li sistemarono entro i confini del Collegio. Fra la chiesa e l’infermeria fu individuato un piccolo angolo di silenzio e di ombra: lì fu collocata la bara interamente rivestita di rame e attorno fu eretto un elegante e modesto monumento ornato di fiori e di piante sempreverdi.

Presso questa tomba cominciò subito un incessante viavai di devoti, attratti da arcane aspettative di speranza o riconoscenti per straordinari favori ricevuti dall’umile Fratello. Ancor oggi i pellegrini che vanno a Malonne per recarsi al sepolcro di Fratel Muziano, giunti alle porte del Collegio, chiedono semplicemente: “Dov’è?”. E si avviano per la discesa che conduce al sepolcro, incrociando spesso altri devoti che ne ritornano.

Fratel Muziano è vissuto per 58 lunghissimi anni nel Collegio dei Fratelli a Malonne. Per migliaia di giorni ha insegnato disegno e musica a giovani apprendisti che si rinnovavano ogni due o tre anni, passando tra calchi di gesso e sfiatati armonium senza che alcun avvenimento venisse a togliere il suo nome dall’oscurità. Ma la fama della sua santità si è estesa più di quanto si possa immaginare. Oggi il suo sepolcro è diventato meta di pellegrinaggi e il suo nome è pregato da devoti sempre più numerosi.